A Anna

Mario Lunetta

 

A marissimi colori d’amaranto

N odi, chiodi, incertezze acuminate.

N ettare sulle foglie dell’acanto

A izzano tue voci incarcerate.

M ordere il freno è un’arte che t’intriga,

A nna, febbrile fabbro fabrianese,

L ungo il verso ch’è teso come spiga

F inché l’ansia non lascia la sua presa.

A bbattuta la tenebrosa diga,

I ndignata col Nulla ed a te irosa,

E sigi che risposte decisive

R endano grazia là dove convive

A lleata la spina con la rosa.