«Cara Poeta» - RASSEGNA ANNUALE DI POESIA DELLE DONNE

A CURA DI MARIA JATOSTI

 

Metateatro, roma, 5 marzo 2001 ore 21

 

 

La poesia di Anna Malfaiera, INTERVENTO DI ALFREDO GIULIANI

(registrato e sbobinato da Maria Jatosti)

 

 

[...] Ciò che, fin dalle prime opere, mi ha colpito [nella poesia di Anna Malfaiera] è l’energia mentale e la totale mancanza di “belletto”.

 

La sua è una poesia senza colori: grigia, in bianco e nero; dura ma carica di un’autoanalisi non meramente psicologica, bensì spinta fino alla filosofia della psiche.

 

Anna riesce a trasformare la riflessione e la conoscenza di sé e del mondo in un genere poetico che è perciò completamente nuovo, poiché esprime, anzi impone, più che un’estetica, un carattere.

 

È una poesia piena di moti, sebbene apparentemente fondata, come dicevo, sul bianco e nero e sul grigio come tonalità delle parole, una poesia estremamente mobile all’interno; c’è in essa mobilità e aggressività, quest’ultima però mai gratuita, al contrario, molto vigile nei confronti e del mondo e delle reazioni e controreazioni del sé nel rapporto con gli altri.

 

La poesia di Malfaiera è piena di altri, di altri che non vediamo mai in faccia, ma che percepiamo come concreta presenza esistenziale, come interlocutori nella mente della scrittrice. Ed è anche una poesia che dimostra la fatica: la fatica di vivere, non di scrivere, voglio dire.

 

Certo, la poesia di Anna è faticosa perché deriva dal continuo processo di vigilanza, di interrogazione di sé e degli altri, di prese di posizione anche ideologiche – ma sempre sfumate nell’impegno personale, nell’addizione personale. [...] Il suo dato caratteriale significativo sta nella consistenza della maniera di poetizzare senza poetizzare, senza minimamente adoperare i termini tecnici, le sfumature del “poetese”.

 

Nel poetizzare, cioè, i processi mentali sempre con un linguaggio spoglio, sorvegliatamente comune, accessibile alla comprensione di primo acchito, ma che suggerisce una riflessione. [...]

 

La caratteristica della poesia di Malfaiera è proprio questo insieme di parole spoglie, ma dure, e soprattutto illuminate dalla consapevolezza, dall’autoriflessione incalzante, sempre pronta all’autocritica e alla critica degli altri, che spesso si solleva quasi nell’invettiva (ci sono momenti in cui con le parole si può anche compiere l’invettiva, non solo la ricerca delle ragioni).

 

Questa ricerca minuziosa delle ragioni del vivere, cosa del tutto insolita nel poeta anche autobiografico, non viene mai meno nell’autobiografia in versi che, finché le forze l’hanno aiutata, Anna è riuscita piano piano a costruire, sempre continuando la sua esplorazione e sempre sillabandola in quel modo preciso, sobrio, scavato, senza mai un gesto che esca dalle righe – sono semmai le righe ad inghiottire i gesti.

 

La storia autobiografica di Anna diventa in qualche modo universale, un modello di biografia poetica che soltanto una persona dotata di quelle peculiarità poteva fare e che diventa una specie di oggetto esemplare. Le occasioni delle sue poesie non sono mai aneddotiche.

 

Esse vengono riassorbite dal discorso continuo, come fossero tanti problemi, anzi, tanti aspetti degli stessi problemi esistenziali che si ripropongono giorno dopo giorno in circostanze date, o costruite dal caso, o sopravvenute per scelta.

 

Leggendo Anna Malfaiera tenendo presente questi elementi, ci si accorge che la sua è una poesia di conoscenza, conoscenza del sé, conoscenza della strategia che il sé cerca di inventare per tenere a bada, o meglio bene in vista, tutte le implicazioni di un destino comune. [...]

 

Naturalmente, sarebbe possibile analizzare il linguaggio di Anna Malfaiera, così spoglio, ma così preciso, così inesorabile e inevitabile, sul piano della forma ritmica, ma io non l’ho fatto e non lo farò perché, francamente, non mi serve per capire.

 

Se si vuole capire la poesia di Malfaiera non occorre l’analisi stilistica. Tutto si risolve in quelle poche cose che ho già detto e che riguardano lo spogliarsi della parola per essere nuda, semplice, definita ma mai definitiva. Definita in quel momento, un momento tuttavia che sta in un percorso, in una lotta con l’esistenza.

 

Una lotta che non cerca sotterfugi, vie traverse, che non si arrende, che ha i suoi momenti di sconforto, i suoi momenti di ribellione, ma non è mai definitiva, è sempre aperta sull’accadere. [...]

 

Tutte le poesie di Anna costituiscono i referti di questa lotta implacabile, dura. Una lotta con la vita, con la società, con se stessa. Una lotta orgogliosa e piena di cicatrici. La poesia, ha detto Blaise Cendrars, è una cosa piena di cicatrici. E nessuna poesia è così piena di cicatrici come quella di Anna. [...]

 

Per concludere, si può dire che la poesia di Anna Malfaiera non è una poesia “bella”. Bello è il pensiero che rende possibile una poesia così implacabile con se stessa e con gli altri.