Rai Radio Marche Giovedì 21/10/1971

Carlo Antognini

 

La polemica contro lo strapotere commerciale e reificante della grossa editoria, pare esercitarsi ormai con testi sempre più curati e preziosi. E’ un segno dei tempi: quando hanno successo i “tascabili”, accade che l’editoria più sensibile venga stimolata verso prodotti per “felici pochi”. Quello che può darci dì sorprendente una attività editoriale di periferia testimoniato dal volume Lo stato d’emergenza di Anna Malfaiera, Luigi Paolo Finizio e Valeriano Trubbiani, pubblicato da La Nuova Foglio editrice di Macerata. Si tratta, per usare un termine musicale, di una fuga a tre voci, in cui ciascuno dei tre componenti rimane però fedele fino all’ ultimo al proprio registro. Accanto alle poesie-documento della Malfaiera e al pretesto ecologico di Finizio, si inserisce così l’originale interpretazione grafica di Trubbiani, il quale ci sembra il più intonato del terzetto.

Ricca di connotazioni culturali, la poesia della Malfaiera appare come una sempre più concitata elencazione dei motivi del suo dissenso, a cui si accompagna una aggettivazione ossessiva, spia evidente di un processo alla solitudine attraverso lo sfogo: (“Così è meglio, così non equivoco,/ non garantisco di rendere cosa la cosa,/ pongo la mia dipendenza al panico degli atti / comuni, il mio rovescio autopunitivo;/ finché io viva sarà offesa da tutto,/ fino a chiedermi se non è il vuoto una forma/elevata di coscienza, al punto in cui/ le ideologie si sostengono una all’altra/ in tempo di ingiustizia insaziabile”) . Poesia aperta, si potrebbe dire, dove il discorso (la declamazione, appunto) ha una misura che va crescendo e infittendo dal di dentro, liberandosi man mano di tutte le “dolcezze” che la legavano alla testimonianza poetica iniziale (ci riferiamo alla raccolta Fermo davanzale del 1961), per proporsi come fatto a sé.

Una specie di legamento automatico, che ha per meccanismo l’associazione colta, trasforma la sua poesia in un film le cui sequenze, rapidissime, colgono i fatti e i simboli più evidenti di un processo esistenziale volutamente insistito e ridondante: (“... pensa/ che il male e il bene non fanno ormai/ più tema, pensa che decresce la durata/ legittima del meglio, non so più bene / se ha un riflesso la dimensione fisica / dei fatti che ti lasciano andare/ Negazione per negazione ci si potrebbe / adagiare nella sicurezza del buio, ma/ non è vero se, premendolo, il silenzio/ urla sullo schermo nero che ci sembra tale”). Su questo impianto poetico, i disegni di Trubbiani (alcuni dei quali esposti ora alla mostra “Aspetti della grafica europea” organizzata dalla Biennale di Venezia) assumono un’evidenza e un’incisività superiore alla stessa poesia, a conferma della maturità raggiunta da questo artista.

 

 

Carlo Antognini