Maria Jatosti

I volti di Anna

Libera elaborazione drammaturgica su testi teatrali e poetici di Anna Malfaiera

 

 

La lingua secca, “tagliente come una spada di samurai”(Giulia Niccolai), “petrosa e disincantata” (Alfredo Giuliani), aliena da ogni concessione al colore e all’immagine, fa di Anna Malfaiera, la poetessa recentemente e prematuramente scomparsa (1996), una delle voci più alte e significative della poesia contemporanea.

 

I volti di Anna” non è un ritratto prismatico di Anna Malfaiera, ma una libera e tuttavia rispettosa, rigorosa elaborazione di alcuni suoi testi teatrali e non.

 

Al di là dell’interesse specifico, la dimensione teatrale, sia che si esprima in prosa o in versi, è molto presente nel linguaggio di Anna. Ma la sua creatività è particolarmente stimolata da alcune eroine femminili, come Carmen o Marguerite Gautier, create e raccontate dall’immaginario maschile, imbalsamate nel ruolo di oggetto di consumo ad uso dei bisogni e del desiderio maschili, vittima carnefice la prima, consenziente e sacrificale la seconda, entrambe schiave di un destino prefigurato. O come Greta Garbo, mitica incarnazione del mistero, della elusività nordica o, infine, come Gertrude Stein, figura leggendaria, carismatica, dominante nel panorama culturale europeo dei primi decenni del secolo, che aveva il suo centro di propulsione nella Parigi di Picasso, di Apollinaire e di Hemingway, proprio in quella rue de Fleurus dove Gertrude viveva, al numero 27, insieme alla sua compagna di vita Alice Toklas.

 

Sono dunque questi i “Volti di Anna” – la ribelle, irridente, mediterranea Carmen; l’ esangue Signora delle Camelie; la gelida, sfuggente, divina Greta; Gertrude, l’intellettuale americana, dogmatica e cerebrale, e infine l’umile, pragmatica e puntigliosa Alice. Anna vi si specchia, vi si trasfonde e trasfigura; grazie e attraverso la coscienza della loro condizione emblematica, stabilisce un dialogo aperto con le varie parti dell’Io, ribaltando, stravolgendo, riplasmando l’immagine, il mito che accompagna questi personaggi paradigmatici, letterari o reali, dando loro nuova vita.

 

Pagine concepite, strutturate dalla Malfaiera per il palcoscenico; personaggi, che, fattisi soggetto, riappropriatisi della propria voce, dialogano, interagiscono e organizzano il discorso dell’esistenza, a partire ciascuno dal proprio spazio, dalla propria diversità, per mettere in scena e affermare, attraverso il sarcasmo, la derisione degli stereotipi, il gioco lucido e cosciente del linguaggio, la distanza tra verità e parodia della verità.

 

A partire da questo gioco, da questo intreccio, Maria Jatosti, non nuovo a questo tipo di esperienza teatrale tutta incentrata sul linguaggio e sul metro soprattutto poetici, ha costruito sulle parole di Anna uno spettacolo a due voci più musiche originali dal vero, proiezioni e interventi registrati, mescolando e contaminando linguaggio prosastico e linguaggio poetico.

 

Lo spettacolo/recital si divide in due parti. Nella prima, seguendo le indicazioni testuali, la struttura è quella del monologo interiore, integrato da brani poetici tratti dalle diverse raccolte di Anna, nella interpretazione dell’attrice Giuliana Adezio, con alcuni inserti registrati dalla stessa Adezio e da Anna Malfaiera. Fa da contrappunto e controcanto la partitura musicale eseguita dal vivo da Errico De Fabritiis (sassofono e percussioni).

 

Nella seconda parte, incentrata essenzialmente sulla pièce 27, rue de Fleurus, i personaggi diventano due: Gertrude Stein e Alice Toklas, interpretati rispettivamente da Giuliana Adezio e Maria Jatosti e presentati all’interno della loro dimensione domestica, privata, in cui il microcosmo del loro rapporto affettivo, e soprattutto della vita che si svolge nel famoso appartamento,

assumono la potenza di una metafora del mondo.

 

Anche nella seconda parte la musica interagisce, insieme a proiezioni allusive, rapide come suggerimenti della memoria, come flashes, (per esempio il celebre ritratto di Gertrude fattole da Picasso, eccetera).

 

I due tempi hanno la durata di 35 minuti ciascuno. Nel primo figurano testi tratti da: L’ultima Carmen e L’ultima Signora delle Camelie (testi teatrali); Greta Gustaffson allo specchio; Lo stato d’emergenza; E intanto dire e Il più considerevole (raccolte poetiche). Il secondo è essenzialmente tratto dalla pièce: 27, rue de Fleurus e da testi poetici estrapolati dalle raccolte: E intanto dire e Il più considerevole.

 

 

 

Su “I volti di Anna”

 

 

Gertrude (Gerty) Stein, nata nel 1874 in America, morta a Parigi nel 1946. Di ricca famiglia ebraica di origine tedesca. Formazione scientifica (era medico specializzato in neurologia). A circa 30 anni (29 per l’esattezza) si stabilisce a Parigi col fratello Leo (e poi con Alice). Negli Stati Uniti tornò temporaneamente dopo circa 35 anni, per un giro di conferenze. Nella sua casa si incontrarono grandi scrittori americani: (A.Copland, S.Anderson, E.Hemingway, Scott Fitzgerald) e l’avanguardia europea: da Braque a Matisse a Picasso, a Apollinaire a Picabia. Sperimentatrice, innovatrice del linguaggio, ha il rigore di un ingegnere della parola e del suono. Dal momento che la tecnologia modifica i meccanismi percettivi della coscienza – afferma Gertrude – anche quelli espressivi subiscono una modificazione, in primo luogo proprio la parola. Seguendo la stessa evoluzione della pittura la sua scrittura si fa ripetizione ossessiva di sé (es.: “una rosa è una rosa, è una rosa, è una rosa”), diventa cubista e denotativa come il linguaggio del computer; è la parola-oggetto della pop art e della pubblicità, la parola suono di J. Cage, e il racconto non racconta più nulla. Dopo Three lives del 1908, il linguaggio si fa sempre più filosofico, disincantato e aggressivo. The making of Americans esce nel 1925, quando Gertrude aveva 51 anni. L’autobiografia di Alice B. Toklas nel 1933, quando ne aveva 59 e il sodalizio con Alice, la fedele e inseparabile compagna di vita, durava già da un un quarto di secolo. Il libro rappresenta un gioco audace, basato sull’ambiguità, sullo scambio di identità. Nel ‘36 quando esce la sua ultima opera, la Stein aveva 62 anni. (Morirà dieci anni dopo). Gertrude era ritrosa, rigorosa (ha passato l’intera vita a distruggere miti), lucida, consapevole, vanitosissima e snob. In Francia, durante la guerra, fu criticata per il suo “assenteismo”. Si dedicava ad attività fisiche mascoline: curava l’orto, portava al pascolo la capra, spaccava la legna, estraniandosi completamente dalla realtà.

 

 

Alice B. Toklas, californiana, nata nel 1877, è più giovane di tre anni della Stein. Quando le due donne si incontrano a Parigi hanno rispettivamente 33 e 30 anni. A. morirà novantenne a Parigi nel 1967, sopravvivendo a Gertrude per più di due decenni. Famosa per la relazione con Gertrude, A. scrisse solo dopo la morte dell’amica. Prima due libri di ricette culinarie, poi, nel ‘63, What is remembered (Ciò che resta), una specie di risposta all’Autobiografia, in cui Alice racconta gli eventi dal suo punto di vista. Fisicamente, Alice è minuta, segaligna, ha dei bellissimi occhi grigi, il profilo dantesco, aquilino. Ride in silenzio, tra sé e sé, e si stringe nelle spalle con un gesto quasi infantile. (Uscendo, spegne la luce sotto l’enorme ritratto picassiano. – Sono le mie piccole economie, – dice, schermendosi).

 

 

storia del progetto

 

Il progetto, già commissionato dal Comune di Fabriano (città natale di Anna) e necessariamente rimandato sine die, a causa della calamità che ha recentemente colpito quella regione e altre, verrà realizzato nell’Anfiteatro dell’Università di Urbino, in occasione dell’8 marzo prossimo. (La Malfaiera si è laureata a Urbino).

 

A Roma, per ragioni sentimentali e di scelta culturale che mi legano particolarmente e tradizionalmente allo spazio di via dei Filippini, vorrei presentarlo all’Orologio. Possibilmente anche due sere di seguito, in una sorta di mini-convegno, o, quanto meno, preceduto da un ricordo critico di Anna (sabato pomeriggio e domenica sera; o domenica sera e lunedì sera). A partire dal 10 marzo 1998, qualsiasi data vogliate proporci la prenderemo in considerazione

 

 

schede

 

 

maria jatosti

 

Scrittrice, giornalista, traduttrice dall’inglese e dal francese, curatrice di raccolte, rassegne e antologie poetiche, ha al suo attivo numerosi racconti apparsi su riviste e antologie, tre romanzi, quattro raccolte di poesia. Ha inoltre messo in scena, anche all’estero (Grecia, Liceo italiano di Atene, New York, State University of Stony Brook, ecc.), recital-spettacoli e concerti di poesia - musica dal vivo.

 

Maria Jatosti, Via Eurialo 43 - 00181 ROMA - tel. 067811047, fax 067800453

 

 

giuliana adezio

 

Attrice presente nella stagione d’avanguardia del teatro italiano, ha lavorato con registi come Perlini, Varetto, eccetera. In cinema è apparsa ne “La città delle donne” di Fellini. Ha inoltre collaborato coi programmi culturali della RAI regione Abruzzo. Da anni si dedica al teatro di poesia. Ispanista e anglista, unisce una profonda conoscenza della poesia moderna all’esperienza teatrale, producendosi in recital tematici o monografici, sempre con l’apporto di musiche dal vivo.

 

Giuliana Adezio, via Iside l, 00184, ROMA- tel. 0670491466

 

 

 antonio amendola

 

Musicista e scrittore in versi, si occupa da più di vent’anni di musica, poesia lineare e poesia sonora. Ha studiato canto lirico e coro polifonico presso la Scuola Popolare di Musica “Donna Olimpia”

Ha composto musiche per teatro, video e radio.

 

 

Teatro

1984 “Cronaca buffa” di Luigi Amendola, regia di E. Siravo

1989 “Arlo” di Enzo Berardi, in collaborazione con Luigi Parravicini

1993 “La ballata del vecchio marinaio” di Coleridge. traduz. e regia di M: Giannotta

1997 “La ballata del mare” di Biagia Marniti

1997 “I volti di Anna di Maria Jatosti su testi di Anna Malfaiera

Video

1988 “Spazi spossati” di E. Berardi, in collaborazione con Luigi Parravicini

(terzo classificato al Premio Plurinazionale “Nosside”)

1990 “Il Ponte” di A: Bellanca e I. Spinedi, in collaborazione con Daniel Studer

(menzione speciale al Premio Plurinazionale “Nosside”)

Radio

1990 “Affinità esclamative” di Luigi Amendola e Vito Riviello

(Audiobox)

Poesia lineare

 Ha pubblicato su varie riviste. Nel 1987 è uscito per le edizioni Lalli la raccolta Vocalisia.