da: UOMINI E LIBRI, DICEMBRE 1972 N. 41

POESIA E LINGUAGGIO

 

Anna Malfaiera

a cura di Flora Vincenti

 

 

Parallelamente all’inchiesta sulla narrativa, abbiamo condotto nel corso dell’anno un’inchiesta sulla poesia italiana contemporanea ospitando numerosi interventi soprattutto di giovani il cui lavoro si colloca su di un versante non conformista e aperto a nuovi indirizzi di ricerca con particolare sensibilità ai problemi del linguaggio e della sperimentazione.

Riportiamo, qui a fianco, le domande del questionario e le risposte di Anna Malfaiera. Nico Orengo e Sebastiano Vassalli con le quali si conclude questa prima parte del dibattito sulla poesia. L’inchiesta proseguirà, sotto altra veste, nei numeri successivi.

 

 

Anna Malfaiera

 

1) In che misura, a suo parere, la crisi che coinvolge l’esperienza estetica nella sua totalità — per cui si parla di « morte dell’arte » come espressione individuale — incide sulla ricerca poetica e ne minaccia la sopravvivenza?

 

1) Potrebbero essere sintomi della “ morte dell’arte “ l’aria di mortificazione che c’è in giro, l’inamovibile specifico cerimoniale borghese neanche modificato dai non recenti conflitti,

la « tenace abitudine » individuale del produrre comunque quando la coscienza della situazione non è toccata... Regressione ideologico-politica, rabbia, impotenza, non senso sono fondamento del ristagno. La dialettica del « rinvio ad una situazione in cui la libertà sia realizzata » ha consumato le ultime energie. Mancano i criteri per vagliare e motivare i fatti. Utilità, compiti, sperimentazione sono ormai vanificati dalle enunciazioni generali dei perché, dalle discussioni cattedratiche sulla funzione dello scrittore nella società, sull’impossibilità del fare poesia, sull’inesistenza della critica...

 

 

2) Se dovesse fare il punto sulla situazione della poesia italiana negli anni settanta quali esperienze, tra quelle in atto, indicherebbe come più vitali? E rispetto alle esperienze suddette in quale ambito collocherebbe il tipo di ricerca da lei condotto?

 

2) Se la domanda tiene conto della situazione degli anni sessanta e ad essa si collega, appare evidente come l’autoaddomesticamento, il caso, l’ambiguità, la connivenza, l’indeterminatezza dei prodotti, esclusi i casi più significativi e conseguenti, abbiano dato risultati non rilevanti sotto l’aspetto letterario e tanto meno sotto quello politico.

Con questa premessa il mio tipo di ricerca non rientra in alcun ambito. Rischia ogni volta di soccombere sotto il controllo critico.

 

 

3) Attribuisce un ruolo determinante al linguaggio come strumento? E in che misura coincidono, a suo parere, poesia e sperimentazione linguistica?

 

 

3) Il linguaggio è una forma di adempimento della necessità, o del desiderio ed è il risultato di un’azione. Un’azione è efficace se è criticamente orientata.

Di conseguenza le innovazioni formali del linguaggio hanno fatto il loro tempo. La rottura con i modi abituali dello scrivere, come in tutte le arti in genere, non è più provocatoria, ma neutralizzata, è nella sfera del consumo.

Nella possibilità di un recupero in senso artistico, in fase conoscitiva, o chiarificatrice di per sé, il fare poesia e la sperimentazione linguistica dovrebbero coincidere nella stessa misura.

 

 

4) In che direzione si sta orientando, attualmente, la sua ricerca poetica? Cosa può anticiparci sugli sviluppi del suo lavoro?

 

4) Organizzo il materiale tenendo conto di tutte le alternative possibili. Il mio lavoro può sfuggire ad un esito quantitativo e può esistere per i motivi stessi della sua costituzione.

Non ho fretta di pubblicare e poi l’elencazione delle opere, salvo nei casi di vera disposizione, è un attestato compromettente.

 

 

 

ANNA MALFAIERÀ è nata a Fabriano. Ha studiato presso la Facoltà di Magistero di Urbino. Sue poesie sono apparse su “ Letteratura” “ Fiera Letteraria” “Prospetti” “Galleria” “Arte oggi”. Ha pubblicato: Fermo davanzale (Rebellato, 1961); Il vantaggio privato (Sciascia, 1967 e 1970); Lo stato d’ernergensa (La nuova foglio editrice, PollenzaMacerata, 1971 con disegni a grafiche di Trubbiani e prose di Luigi Paolo Finizio). Vive e lavora a Roma, preparando, plasmando e selezionando numeroso materiale.