23 dicembre 1970
Dalla pagina del giornale : CRONACHE E COMMENTI
Una poetessa marchigiana
ANNA MALFAIERA
di Fabio Ciceroni
Una delle possibili linee di critica identifica, in vantaggio privato », un non occasionale superamento moduli, seppure non sempre delle problematiche, dell’ermetismo.
Gli anni più recenti del secondo dopoguerra, certo, passeranno nei memoriali letterari anche come gli anni difficili dei facili sperimentalismi, pur caduta ormai la prospettiva illusoria di una avanguardia degna di tal nome.
Per questo, per onore di chiarezza è necessario precisare subito la direzione ed il senso di quel superamento, ossia la serietà di un tentativo sicuramente sofferto.
Il testo è ripartito in tre sezioni (La prova dei giorni - In fase di costatazione - In fase di contestazione) che davvero giungono a scandire con lucida progressione le fasi del processo di assunzione della realtà fenomenica.
Il soggetto umano accade nel sensibile e lo propone a sé e si propone ad esso in integrale passività di atteggiamenti: mentre non ne presume una scelta, ogni giudizio scompare come illusorio.
Questa prova dei giorni ci immette senza tentennamenti nel corrosivo fluire dell’esistenza, nel suo gioco di apparenze la cui gratuità e la cui necessità finiscono col mandare lo stesso suono.
E si può affermare che proprio quel suono sia stato registrato e ritrasmesso quasi senza interventi dalla franta sintassi della Malfaiera, dalla successione libera delle notazioni, dalle anafore che girano senza termine nel parlato di una frase che, priva di ogni altro segno d’interpunzione che non sia il semplice punto, ci si scopre al suo interno svuotata.
Nell’assillo del monoritmo che ne risulta, nel ripudiato isolamento della parola, si rintraccia appunto la spezzatura più evidente degli stilemi ermetici. Eppure si avverte bene che non si tratta soltanto di un conato – per quanto scaltrito – dello stile, ma invece di una frase assoluta nella stessa direzione, e perciò è parsa tradurci l’invincibile quotidianità dell’uomo di oggi, la crisi esistenziale che c soffoca, con esiti di autenticità: una lirica esauriente ogni possibile postulato, un’esperienza conclusa nella sua compressa dialettica.
Se ne deriva il tono tipico della poesia della Malfaiera, o almeno dei suoi migliori momenti; una certa umanità – la nostra- di cui è riscontrabile lo stabile situarsi tra ansietà e disagio, tra affanno e consunzione: sempre in bilico tra una tentata disponibilità al reale e la consapevolezza di non giungere mai a possederlo, a relegarlo in categorie attendibili.
Da una poesia come questa riemerge senza scampo la moderna contraddittorietà di chi non osa da lungo tempo far domande sul mondo e sulla vita, i chi non vuol discorrere più di essenze ma pure resta, al fondo nell’immobile attesa di una risposta.
Fabio Ciceroni
Non ha corona
La mia persona:
Fronda d’oro
O di spine o d’alloro...
Non ha portamento
Il mio andamento:
Un tran tran
Che se ne va lento...
Non ha impegno
Il mio contegno,
Che fila
Come un disegno
Libero
Che al domani,
Nostro presente,
Assegna e pene di oggi
E le gioie di dopodomani.
Egidio Mengacci
a Luciana
Moltiplica le occasioni e le offerte
e inventa quelle che non esistono ancora
fai disponi destinati
sei infinitamente privilegiata.
Se vivo con passione muto le ore affollo
Il cuore non c’è arresto nell’amore comune
insieme respiro e mi esprimo lascia stupito
il silenzio dietro la porta e quello che credevo
svigorito e saccheggiato è uno fiera affezione
che abbraccia si migliora rompe il meccanismo
furioso in cui tutto è in pena sconsiderato
tutto è disperato tutto è sbagliato
voglio richiamare gli elementi che mi si opposero
e quello che non potei amare tutto voglio
di nuovo avere cogliere4 con mano il bene
per cui ricominciare per cui altro tempo
altre occasioni altre speranze potrò celebrare.
Anna Malfaiera
Questo sito è stato realizzato con Jimdo! Registra il tuo sito gratis su https://it.jimdo.com